Il 1 Febbraio arriva la resa dei conti: L’Italia deve rispondere alla lettera in cui la Commissione europea chiedeva di spiegare come intende colmare il divario, lo 0,2% del Pil pari a 3,4 miliardi, rispetto all'impegno sulla riduzione del debito.
La Commissione europea sembra ottimista, ma torna a ribadire “quando le spese straordinarie per un'emergenza come quella del terremoto si trasformano in strutturali, allora non rientrano nella trattativa.”
La Commissione ha intanto confermato che il presidente della Jean-Claude Juncker ha ricevuto, da parte del premier Paolo Gentiloni, la lettera in cui stima in un miliardo la spesa per l'emergenza dell'ultimo terremoto nell'Italia centrale, segno di uno spostamento al più alto livello politico della questione.
Il duello si fa davvero delicato perché, dopo la pronuncia della consulta, la probabilità di andare alle elezioni è sempre più immininente: c’è chi dice che il governo potrebbe anche andare in rotta di collisione con l’Europa.
Moscovici, il commissario agli Affari economici e finanziari, è ottimista "fra le spese che abbiamo già integrato nella discussione con l'Italia ci sono elementi che sono 'one off' (eccezionali, una tantum) e altri strutturali, nel senso che occorre migliorare la prevenzione e il consolidamento per limitare i danni dei terremoti che colpiscono spesso l'Italia". Queste ultime, che incidono proprio su quel deficit "strutturale" che il governo si è impegnato a ridurre, non fanno parte del negoziato in corso, ma "la Commissione è pronta a esaminarle".