Delitto e castigo.
Dalla Russia agli Stati Uniti, dalla letteratura all’industria, Volkswagen, il Raskolnikoff tedesco delle quattro ruote – reo confesso – pagherà il fio della truffa delle automobili con emissioni di carbonio al di sopra dei limiti garantiti dal produttore (colpa del software installato in esse). Fino all’ultimo cent, così pare, in ossequio ad un accordo trilaterale tra la casa tedesca, il governo federale Usa e i consumatori americani, annunciato il 28 giugno.
Non solo, infatti, il colosso teutonico (ferito) dell’automobile si impegna a riacquistare e/o riparare i quasi 500.000 (più precisamente 475.000) veicoli dal fatal difetto di fabbricazione venduti in territorio Usa tra il 2009 e il 2015, ma ha formalmente garantito agli acquirenti delle stesse un risarcimento completo, a seconda dell’entità del danno (si parla di cifre che, in base ai casi, vanno dai 5100 ai 10.000 dollari). In pratica si tratta della vittoria (della grande vittoria) della class action avviata dai clienti americani Volkswagen con l’appoggio del loro governo. In totale, la casa automobilistica tedesca dovrà tirare fuori dal portafoglio qualcosa come 15 miliardi di dollari (più precisamente14,7), di cui non fanno parte ulteriori 603 milioni dovuti a 44 singoli Stati americani, al Distretto di Columbia e al territorio di Porto Rico.
Il vicesegretario americano alla Giustizia, Sally Yates riepiloga efficacemente i punti dell’accordo: “La Volkswagen – dice - deve fare sostanzialmente tre cose: pagare i consumatori per togliere dalle strade americane le auto inquinanti; finanziare progetti per la riduzione dell’inquinamento così da controbilanciare i danni provocati e e investire in progetti che incoraggiano gli americani a espandere in futuro l’uso di veicoli a zero emissioni”.