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Repubblica di Lugansk, referendum per adesione Russia

Plotniski: reazione a “embargo degli stipendi” di Kiev

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Che senso ha continuare a dipendere dalle risorse previdenziali di Kiev quando l’intenzione, ormai dichiarata, è quella di rompere con la madrepatria per ricongiungersi con la Gran Madre Russia, come ha ampiamente ribadito il voto politico del 2 novembre? Alla decisione del governo ucraino di congelare il pagamento di stipendi e pensioni nell’est del Paese, autonomista e filorusso, Lugansk, quella che, ormai, insieme a Kharkiv e Donetsk, si può definire una città-stato secessionista, ha intenzione di rispondere con un voto popolare che potrebbe sancire il distacco definitivo del suo territorio dall’Ucraina. Giovedì 13 novembre il presidente dell’autoproclamata repubblica, Igor Plotnitsky (in carica da agosto e riconfermato a novembre), ha annunciato che proporrà in Parlamento un progetto per un referendum ad hoc: i cittadini saranno chiamati a scegliere tra l’indipedenza e l’annessione alla Russia. Se dunque l’iniziativa dovesse concretizzarsi, qualunque sarà il suo esito, com’è evidente, i cittadini di Lugansk divorzieranno da Poroshenko e Jacenjuk: l’opzione del “ritorno indietro” non è neppure contemplata.
La tensione Mosca-Kiev, intanto, a neppure due mesi dall’accordo sulla zona demilitarizzata nell’Ucraina orientale, continua ad essere all’ordine del giorno: Ucraina, Nato e Stati Uniti accusano Putin di far sconfinare i suoi tank e i suoi soldati in quella parte del Paese; Mosca, dal canto suo, denuncia che il governo di Jacenjuk sta mettendo in atto una concentrazione di truppe nella stessa zona.

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