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Ucraina, la lista nera dei giornalisti russi

Sono accusati di collaborazionismo con i separatisti

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Mentre a Kiev il Parlamento, finalmente insediatosi a un mese dalle elezioni, non perde ulteriore tempo e ratifica la nomina a premier di Yatseniuk (il suo esecutivo dovrebbe essere pronto entro la prossima settimana), i servizi segreti ucraini compilano una vera e propria lista di “proscrizione” di giornalisti russi della carta stampata e dei media accusati di collaborare segretamente, per conto di Mosca, con i separatisti dell’est. Ma niente progetti di eliminazione fisica (almeno finché non occorre, anche se non bisogna dimenticare che almeno tre giornalisti russi sono già morti sul suolo ucraino dall’inizio della crisi), e nessuna ritorsione finanziaria: per gli ottantatré operatori della stampa inseriti nello speciale elenco ci saranno “semplicemente” espulsioni molto più rapide e senza sconti oppure un’interdizione dell’accesso al territorio ucraino. Da un primo bollettino diramato dal capo dell’intelligence di Kiev, si viene a sapere che già per dieci reporter sospetti è scattato il rimpatrio forzato, mentre a settantatré loro colleghi è stato vietato l’ingresso nel Paese.
A dir la verità la lista di cui si parla è solo l’ultimo aggiornamento di un “catalogo dei dannati” dell’informazione russa  (non solo giornalisti in senso stretto, in realtà anche addetti alle pubbliche relazioni e professionisti della comunicazione in genere) che aveva cominciato a prendere corpo già in agosto, a cura del Consiglio nazionale ucraino per la televisione e la radio: da un primo nucleo di trentotto “indesiderati” si era passati a quarantanove, tra cui figuravano responsabili di canali televisivi, corrispondenti dall’Ucraina, il portavoce della Rosneft e il  capo del comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato.

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