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Turchia, campagna al massacro contro curdi

Eliminati più di una trenta miliziani

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Sei ore di raid hanno “fruttato” all'inizio della scorsa settimana l’uccisione di circa trentacinque miliziani curdi.

Si tratta della più grande campagna aerea anti-Pkk (il partito combattente degli indipendentisti turchi) lanciata dal governo di Ankara negli ultimi tempi. Ad essa hanno partecipato una cinquantina di caccia. A dar conto del bilancio delle perdite umane causate dall’operazione è stata l’agenzia di stampa turca Anadolu.

Alla base dell’offensiva c’era, in realtà, un movente preciso: e cioè la volontà di vendicare un agguato, avvenuto la prima domenica di settembre scorsa nel sud-est della Turchia, ad opera proprio del Partito dei Lavoratori curdi. In esso avevano perso la vita sedici soldati turchi.

Il Pkk non è rimasto a guardare e, poche ore dopo che la pioggia di bombe sulle sue postazioni si era calmata, ha consumato la sua contro-ritorsione facendo esplodere un minibus della polizia, che transitava dal territorio della provincia turca di Igdir. I morti tra gli agenti sono una decina. Stando a quanto dicono fonti ufficiali del governo di Ankara, la mini-strage è stata determinata dalla deflagrazione di un ordigno sistemato ad una certa altezza lungo una strada attraversata dal veicolo.

Il processo di pacificazione tra governo turco e Pkk è in corso, tra molti bassi e alcuni alti, dal 2012. Tuttavia l’escalation di violenze registratasi a partire da luglio 2015 rappresenta certamente la fase di blocco più pericolosa da tre anni a questa parte.

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