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Apertura anno giudiziario. Canzio contro Pm "autoreferenziali" e processi mediatici

Per la prima volta nella storia d'Italia l'Anm ha disertato la cerimonia. Il Vice Presidente del Csm Legnini ha auspicato la ripresa del dialogo tra Anm e Governo

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Si è aperto oggi a Roma, con la cerimonia inaugurale presso il Palazzo della Cassazione, l’anno giudiziario 2017. La cerimonia per la prima volta ha visto l’assenza dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) che ha deciso di disertare l’evento in polemica con il Governo per il mancato intervento sui pensionamenti e i trasferimenti dei magistrati. Il Presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, nella conferenza stampa convocata per spiegare il dissenso delle toghe, ha detto: "Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice e chi no. E questo non è consentito dalla Costituzioni e dalle convenzioni internazionali". Su questo conflitto è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm), Giovanni Legnini, secondo il quale bisogna "superare le difficoltà del rapporto tra l'Anm e il governo” e alimentare “la cultura del dialogo.

Il Primo Presidente della Cassazione Giovanni Canzio nella sua relazione di apertura è intervenuto su molti aspetti della vita giudiziaria e ha criticato il ruolo di alcuni Pm che attraverso un atteggiamento “autoreferenziale” favoriscono le “distorsioni del processo mediatico”. Secondo Canzio, dunque, “merita di essere presa in seria considerazione la proposta di aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare".  

Il Presidente della Cassazione è intervenuto, poi, anche nel merito di diverse questioni giudiziarie e del loro rapporto con il potere legislativo. Contro il terrorismo Canzio oltre a proporre "adeguate misure di polizia e prevenzione" ha auspicato la creazione della Procura europea e la configurazione degli atti di terrorismo come “come crimini contro l'umanità". Tra gli altri temi, toccati nella relazione, il Presidente della Cassazione si è espresso contro il reato di clandestinità e ha detto che per quanto riguarda i temi etico-sociali come le adozioni gay, la Corte "non può e non intende sottrarsi al dovere di apprestare tutela ai diritti fondamentali della persona" anche se è necessario chiarire il quadro normativo per via legislativa non giuridica.

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